Il 23 novembre 2012, a Forlì, un cospicuo gruppo di individui decide di rimboccarsi le maniche ed entrare in una delle tante proprietà comunali lasciate all’abbandono e al degrado da svariati anni, un edificio di tre piani ubicato in via Maceri 22, in pieno centro storico.
Nasce il MaceriA occupato!
Il proposito iniziale è quello di una 3 giorni di iniziative aperte a tutti per denunciare la responsabilità dell’amministrazione locale in merito al problema degli sfratti e della penuria di spazi sociali in città.
Ma la sorprendente risposta delle innumerevoli persone accorse all’evento, l’appoggio morale di gran parte del vicinato, la solidarietà raccolta in lungo e in largo per le vie della città ed altrove, suggeriscono agli occupanti la strada da intraprendere: non si possono e non si devono restituire quelle mura all’abbandono, occorre resistere ad oltranza e difenderle a denti stretti.
Non si può cedere ai corteggiamenti della giunta comunale e alle minacce della questura, autori di soffocanti norme antidegrado che trasformano ordinanza dopo ordinanza le città in enormi carceri a cielo aperto.
Non importa quanto legale o illegale sia l’occupazione di uno stabile in disuso e la sua restituzione alla fruibilità pubblica, dal momento che la legalità non corrisponde alle reali esigenze delle persone, ma solo agli interessi di pochi.
Perché a Forlì è impellente il bisogno di un luogo fisico in cui rapportarsi in maniera orizzontale, antiautoritaria, liberi da pregiudizi e stereotipi razzisti, lontani da logiche consumistiche e di profitto.
Così iniziano i primi lavori di ristrutturazione atti a rendere vivibile lo spazio, e quelle stanze, vuote e malsane fino a pochi giorni prima, cominciano a pulsare di persone, suoni, immagini, idee. Sempre più individui iniziano a sentirsi a casa.
Chi di noi è passato al MaceriA nel trascorrere dei giorni, ha potuto respirare a pieni polmoni un’aria da tempo dimenticata qui in Romagna, incrociando gente, vivendo momenti di genuina socialità e condivisione disinteressata, attraversando spazi di confronto politico e situazioni di dibattito aperto, partecipando ad assemblee decisionali e ad iniziative pubbliche di ogni tipo.
Un sogno di libertà infinita sfiorato con un dito e messo in pratica nel quotidiano.
Ma un sogno che si infrange, come troppe volte è accaduto da queste parti, per mano di uomini in divisa. L’8 gennaio del 2013. E’ un disco ormai vecchio, di note già sentite fino alla nausea, quello che ancora oggi ci suona il sindaco Balzani al cospetto del muro di cemento che gli operai di turno hanno posto all’entrata del MaceriA: disponibilità al dialogo, apertura alle esigenze della collettività, tentativo di rappacificazione sociale. Parole che non interessano.
Lo Spazio Libertario “Sole e Baleno” di Cesena e l’Equal Rights Forlì sentono l’esigenza di prendere una posizione netta in merito a quanto accaduto, additando pubblicamente le politiche locali per il ruolo rivestito nella chiusura di un altro spazio vitale che va ad aggiungersi alla lista dei tanti sottratti alla lotta nel trascorrere degli anni. Li ricordiamo e li portiamo nel cuore uno ad uno, ed ogni sgombero non fa altro che amplificare in maniera esponenziale l’inimicizia nei confronti delle istituzioni comunali delle nostre città. Avvertiamo il bisogno di manifestare apertamente tutta la nostra solidarietà verso le persone che hanno reso vivo il MaceriA per oltre quaranta giorni, e che ora fuori da quelle mura stanno continuando a portare il MaceriA in strada, accendendo una scintilla di ribellione che un muro di cemento non potrà mai soffocare.
A loro un abbraccio fraterno… MaceriA OVUNQUE!
Spazio libertario “Sole e Baleno”
Equal Rights Forlì